giovedì 1 aprile 2010

pausa.

Anche se non so chi, come e perché può aver notato la pausa di questo blog, mi sento di dare una spiegazione.
Parto da una domanda? Come si presenta, fisicamente, una gabbia? Con tante sbarre messe una vicina all'altra di modo che l'animale non possa uscirne. Lo stesso vale per la prigione degli uomini. A un certo punto, guardate tutte vicine, queste piccole date sempre uguali mi hanno restituito proprio quel senso di "gabbia". Di grata. Di galera. La cosa non mi stupisce. Metaforicamente, è mia abitudine da sempre di finire (o tornare) in questa sorta di gabbie nella vita. Cercando di capire il perché, mi sono fatta mille domande su questo blog. Anzi una sola. Perché stava diventando un dovere. Tuttavia, è giusto - e a me piace - avere doveri. Anzi è doveroso :) Oltre che necessario e inevitabile. Il lavoro stesso lo è. E a me piace il lavoro, e questo lavoro in particolare. Vorrei a questo punto solo prendermi un po' di tempo per capire che fare di questo "progetto" chiamato dataentry. Ho sempre tanto bisogno di capire cosa sto facendo, e forse (!) sono un po' lenta e timorosa. In ogni caso, benché magari non gliene potrà importare molto a chicchessia, ho pensato fosse mio dovere spiegare. Ed ecco fatto. Ho spiegato. A presto!

sabato 27 marzo 2010

sabato.

Venerdì vuoto. Sabato pieno.

giovedì 25 marzo 2010

giovedì.

Come tradizione vuole, stamane esco senza colazione e senza ombrello. Sta diventando una malattia, cerco una cura! So ahimè che la medicina migliore sarebbe di andare a letto presto, come Proust. Ma chi è come Proust? Ineguagliabile in tutto. E quindi anche in queste inezie. Vabè. comunque eccomi lì sotto litri di acqua piovana e nessun ricordo di qualcosa chiamata "pettinatura" quando incontro lo sguardo di Cate. Una signora - l'ennesima - con i capelli viola*. Sulla sessantina, iperattiva, magrolina, occhialuta. Cate mi guarda come dire: "in effetti io ho l'ombrello e tu no". Ma senza canzonarmi, lo pensa e basta. Dopotutto, è la verità. Così cammino, cammino, anzi corro sotto il temporalino delle nove, e inserisco proprio Cate. Senza spiegazioni. Né più né meno di Cate-capelli-viola.

*(e poi mi chiedo: avrà a che fare con il popolo viola? No, perché le penso proprio tutte su questa strana moda "violet" delle signore di una certa età)

mercoledì 24 marzo 2010

mercoledì.

Inserisco Gino. Un signore alto e allampanato. Cammina ciondolando con i suoi occhialoni gialli. Chissà cosa vede da lassù.

martedì 23 marzo 2010

martedì.

Inserisco Karen. Per lei lo spazio tra un'azione meccanica e l'altra è pieno di pensieri e di vita. Ma questo non è sufficiente. Karen, lo vedo, ha bisogno di liberarsi da questo suo lavoro opprimente di fare le pulizie il martedì mattina nel condominio di Via xxx. Basta, Karen. Lo so che non hai avuto scelta. Lo so che è difficile. Ma c'è un margine entro il quale tu puoi cambiare la tua vita e migliorarla un po'. Ad esempio, ripensa a quella proposta che ti aveva fatto quella conoscente di lavorare in un negozio di fiori. Guadagneresti un po' meno, con un contratto deprimente. Ma è quello che ti piace fare o che ci sia avvicina di più. Dai Karen. Forza. Le composizioni di margherite e orchidee ti aspettano.

lunedì 22 marzo 2010

lunedì.

In questo lunedì blu, inserisco Danilo. Non mi dice assolutamente nulla.

Poi esco dal lavoro, cammino in fretta sotto la pioggerella londinese di Torino, ed eccolo lì: Danilo! Un uomo piccolo, bianco come il cielo di oggi, vestito di un verdino sbiadito, capelli, pochissimi, biondo chiaro, occhi gialli. Un po' inquietante, Danilo.

domenica 21 marzo 2010

domenica.

Di domenica si aprono gli occhi. Ed è tutto più chiaro.

sabato 20 marzo 2010

sabato.

Dormire, sognare, capire, temere, non-temere.

venerdì 19 marzo 2010

venerdì.

Adele cammina male con i tacchi, eppure li mette lo stesso. Ha lo zaino pesante di scuola, i collant neri velati e una capigliatura anni '80 tremenda. La guardo attraversare la strada. Lei invece guarda in basso. Se qualcuno altrettanto distratto la intercettasse in questo momento, si renderebbero protagonisti di un frontale umano molto cruento. Adele, penso io, cavoli, è venerdì, è il Casual Day, ci si veste anche un po' sportivi e non succede niente. Soprattutto per andare a scuola, stai così scomoda su quei tacchi. Ma forse la mia è tutta invidia per non saper veleggiare su quelle altezze ;)

Vabè, inserisco Adele e non ci penso più!

giovedì 18 marzo 2010

giovedì.

Questa mattina ho incrociato Fumiko e il suo fidanzato. Una coppia di giovanissimi ragazzi cinesi. Non più di diciotto anni. Sorridenti e ben vestiti. Lui con certi occhialoni enormi da nerd, lei con un giubbottino di pelle nero sopra i leggings e una maglietta rosa lunga fino a quasi le ginocchia. Sfogliavano una rivista. Lui fumava una sigaretta. Fumiko, invece, ironia della sorte, non fumava affatto. Poi li guardo meglio e mi accorgo che Fumiko è incinta! Quindi la inserisco nel PC e penso micro-mini-mamma-cinese!

mercoledì 17 marzo 2010

mercoledì.

Hmmm oggi ho inserito il nome Silvio.

Non posso aggiungere altro per via della par condicio. Abbiate pazienza.

;)

martedì 16 marzo 2010

martedì.

Il confine tra il sonno e la veglia alcuni giorni è labile. Oggi ad esempio. Quando mi sono addromentata? E quando svegliata? Tipica notte senza sogni, tipico giorno senza strappi. Bene.

Così mi sono diretta a inserire nel PC il nome Filomena. Cosa mi ricorda il nome Filomena? Niente, forse una bambina dell'asilo. Era molto vivace e piena di energie. Fin troppo, come si dice a Torino. Si muoveva come un furetto, a scatti, girava come una trottola, tutta spettinata. Mentre io, nel mio angolino...
Non che sia male starsene in un angolino. A patto, però, che si tratti soltanto di una pausa più o meno lunga prima del prossimo movimento. Giusto?

Good day. Sunshine.

lunedì 15 marzo 2010

lunedì.

Appena ho tirato su le persiane ho detto: guarda caso non nevica! Chiaramente stavo ancora dormendo. Ma in piedi. E così mi sono avviata verso il mio appassionante lunedì. Impossibile dire cosa ho sognato, ma di certo qualcosa di tranquillo, azzarderei divertente. Perché è raro che mi svegli proprio di buon umore. E invece oggi sì. Oh it's just a perfect day. E sono così contenta di trascorrere questa giornata con David. Intendo dire lo scrittore David Foster Wallace e il suo romanzo Infinite Jest. In questi giorni è la mia piccola "ossessione". Ma è bello avere ossessioni letterarie. Quindi non me ne pento. Né me ne vergogno. E la vita mi ricompensa offrendomi, davvero, realmente, la possibilità di inserire nel PC, guarda caso: David. Nome proprio di scrittore, maschile, singolare.

domenica 14 marzo 2010

domenica.

Ancora molto da fare.

sabato 13 marzo 2010

sabato.

Giornata di sole e pensieri sospesi nel cielo!

venerdì 12 marzo 2010

venerdì.

Credeteci o no. Oggi ho inserito il nome Acacia. Secondo Wikipedia, "ci sono approssimativamente 1300 specie di Acacia al mondo, di cui circa 960 originarie dell' Australia e le rimanenti diffuse nelle regioni calde e a clima tropicale di entrambi gli emisferi, in Africa, nel sud-est asiatico e nelle Americhe". E poi si scopre che è anche un nome di persona. E poi si scopre che c'è una certa analogia tra i fiori e persone. Il mio sogno, ad esempio, era quello di assomigliare a un giglio o a un'orchidea. Ma anche una rosa non mi dispiecerebbe. Anzi meglio una rosa con un po' di spine. Inizio a pensare che sia normale tirare fuori qualche spina. Dai che ce la faccio anche io a pungere un po' se mi si attacca.

giovedì 11 marzo 2010

giovedì.

Che giornate. Il tempo trascorre lento eppure scintillante di idee, di concetti nuovi. A volte nuovi modi di vedere vecchie persone. Ad esempio Enrico. Questo sconosciuto è un tizio che prende il caffè al bar tutte le mattine. Non ci avevo mai fatto caso, ma è un signore dallo sguardo intelligente. Universalmente, i valori, i pensieri e i sentimenti delle persone passano attraverso gli occhi. Così gli occhi di questo personaggio del bar esprimono intelligenza, comprensione. Legge il giornale, riflette. Per me è un onore inserire nel PC il nome di Enrico. E lo inserisco nella mia memoria, per ricordare tutti i giorni come si guarda il mondo.

mercoledì 10 marzo 2010

mercoledì.

Neve, per chi non lo sapesse, è anche un nome di persona. Neve di marzo. La vedo in ogni punto della città. Inserisco Neve nel PC. Immagazzino Neve su Neve. Fiocchi di neve ovunque. Ne scende così tanta che inizia anche a farmi un po' paura...

martedì 9 marzo 2010

martedì.

Paolo è lo sconosciuto che prende il pullman con scioltezza, la sua borsa da lavoro, gli occhiali, lo sguardo limpido di chi a casa lo aspetta una moglie brava e dei bambini a cui voler bene.

Lo guardo ammirata. Paolo, il nome di chi si è costruito qualcosa nella vita. Una famiglia, un lavoro. Questo è un nome da persone sicure e rassicuranti. Almeno è quello che capisco io osservando lui nel mio tragitto per il mio lavoro.

Inserisco Paolo nel PC con nonchalance, come lui scende dall'autobus alla sua fermata. Si direbbe già venerdì, a giudicare dal suo buonumore.

lunedì 8 marzo 2010

lunedì.

Mamma mia che lunedì. Mi sembra di dover uscire dal mio guscio di tartaruga. Dal mio guscio di lumaca. E riaffacciarmi al mondo. A dirla tutta mi costa fatica. Ma vedo che non sono la sola. Questa mattina ho incrociato lo sguardo di una palla rossa saltellante. Un donna piccola, ricoperta da un piumino rosso fuoco che le lasciava liberi solo gli occhi. A metà tra cappuccetto rosso e il Gabibbo. Sembrava stesse ancora dormendo in piedi. L'ho soprannominata Isolde. Inserendo Isolde nel PC, ho pensato: questo è un mondo pieno di gusci!

domenica 7 marzo 2010

domenica.

"I giardini di marzo si vestono di nuovi colori?" Mah. Oggi io vedo tutto bianco.

sabato 6 marzo 2010

sabato.

Sabato. Di Ian McEwan. E intanto riscopro il decaffeinato. Ne posso bere litri, senza farmi troppo del male!

venerdì 5 marzo 2010

venerdì.

Oggi ho inserito il nome Serena. Un nome cui non ho mai dato peso in vita mia. Senza una ragione, consideravo Serena un nome come tutti gli altri. Poi oggi ho visto passare per strada una ragazza e ho associato subito a lei il nome Serena. Camminava né veloce né lenta. Aveva la faccia rilassata ma attenta. Era curata ma non troppo. Dolce ma anche lucida e precisa. Certo. Serena. Vuol dire qualcosa. Andiamo a cercare su Wikipedia:

Serenità è il termine con cui si descrive la condizione emotiva individuale caratterizzata, a livello interiore ed esteriore, da tranquillità e calma non solo apparente, ma talmente profonda da non essere soggetta, nell'immediato, a trasformazioni di umore, a eccitazioni o perturbazioni tali da modificare significativamente questo stato di pace.

La serenità è una componente rilevante nel costituire il benessere emotivo dell'uomo; secondo alcune teorie essa è talmente rilevante da costituire la condizione necessaria e sufficiente per la felicità dell'essere umano.


giovedì 4 marzo 2010

giovedì.

Stamattina, in ritardo cronico, incrocio lo sguardo e l'anima di un vecchietto. Questo vecchietto, che ho soprannominato Giovanni, diceva ad alta voce: "Porca mi seria. Mi avete fatto venire qui da Torino per niente!". E subito ho pensato tra me e me: Bravo Giovanni, si faccia le sue ragioni! Ma poi il caffè di qualche minuto prima è entrato in circolo e ho realizzato che noi siamo già a Torino. E che Giovanni ahimé stava semplicemente delirando. Povero Giovanni. C'è tuttavia posto anche per lui nel pc e nella mia mente.

mercoledì 3 marzo 2010

mercoledì.

Oggi ho inserito il nome Clarissa. Questo nome - Clarissa - mi ricorda una tartarughina d'acqua dolce che tenevo in casa tanti anni fa. Alle elementari. Questa Clarissa era molto agguerrita e fisicamente forte. A differenza di Nerina, che è spirata too soon. Con Clarissa mi divertivo un sacco. Era una bestiolina vivace: vinceva sempre le gare di velocità nella vasca da bagno contro le altre tartarughe. E una volta è riuscita a spaventare a morte Cinzio - il mio povero gatto - fino a farlo scappare precipitando a peso morto giù dal tavolo della cucina.

martedì 2 marzo 2010

martedì.

C'è un tizio a un incrocio qui del mio quartiere che se ne sta tutto il giorno fermo a un semaforo. Ha in testa un cappello di lana nero e indossa un osceno cappotto senza pantaloni sotto. Credo porti anche le pantofole. Questa cosa delle pantofole mi ossessiona. Tra l'altro rientra anche in uno dei miei sogni ricorrenti, penso diffuso, cioè il fatto di uscire per strada in pantofole. Mi spaventa l'idea, mi dà un senso di mortificazione, di pena, di precarietà estrema. Così lui mi restituisce alla sola vista tutte queste sensazioni dolorose. In più si mostra allegro e batte le mani. Questo mi rattrista ancora di più. L'ho soprannominato Alfredo. Ho inserito il nome Alfredo. Nel PC e nella mia memoria. Mi dispiace per lui.

lunedì 1 marzo 2010

lunedì.

Ci sono i giorni in cui si è pieni di energie e pronti a tutto. Altri in cui io invece personalmente mi sento un cappotto vuoto senza la persona dentro. Oggi è uno di questi. Così questo cappotto fantasma si aggirava per la città e inseriva il nome: Alice. Ho conosciuto tante persone di nome Alice. Perciò non penso a una sola o due Alici. Penso a un mondo di Alici, in verità. Tutte le Alici che ho conosciuto (compresi i pesci azzurri) avevano e hanno ottime qualità. Non so se è un caso, ma più o meno tutte mi erano parse persone equilibrate e intelligenti. Come lei, le Alici che ho conosciuto, pur in un mondo pieno di cose strane e a volte insidie, hanno mantenuto una certa lucidità.

sabato 27 febbraio 2010

domenica.

Da un'ora, è domenica. Buongiorno! E buonanotte contemporaneamente.

sabato.

Questa notte dormendo ho pensato (e pronunciato) le seguenti parole: Quadratino Infinitesimo.
Che vorrà dire?

venerdì 26 febbraio 2010

venerdì.

Ci sono quei giorni in cui le facce della gente per strada mi appaiono deformate come alcuni personaggi dei film di David Lynch.

Altri invece in cui i volti delle persone che camminano accanto a me in città mi rassicurano. Li trovo gentili, normali, assorti nei propri pensieri tranquillizzanti. Un nome che io trovo adattarsi bene a questo secondo tipo di individui è: Rebecca. Questo nome non mi ricorda nessuno in particolare. Questo è un nome che richiamo io alla mia stessa mente quando sento la necessità di cose belle e serenità.

Così, questa mattina, nell'inserire il nome Rebecca nel mio lavoro di data entry, mi sono sentita al sicuro.

giovedì 25 febbraio 2010

giovedì.

Spunta la primavera. La città sorride, il mondo prova a distrarsi un po'. Avrei voglia di saltellare per strada o fischiettare "video killed the radio star". E invece mi capita un nome serissimo.
Mi capita il nome Aldo. Così mi vine in mente Aldo Nove. O Aldo Busi. Due scrittori che ho letto. Quest'ultimo è anche un personaggio della TV. Ieri sera impazzava all'Isola dei Famosi. Tra doppi sensi e il ricordo delle vittime di Haiti. E vabè. Pazienza.

mercoledì 24 febbraio 2010

mercoledì.

Ieri sera mi sono addormentata pensando: "domani mattina voglio svegliarmi di buonumore!"
E in effetti assurdamente ha funzionato. Provare per credere.

Comunque, il primo nome che ho inserito al lavoro è stato: Michael. Davvero! Quasi non volevo crederci. Michael mi ha riportata a quest'estate quando è scomparso Michael Jackson. Quella di "scoprire" Michael Jackson solo dopo la sua morte è una cosa che potrebbe apparire sciocca. Fastidiosa o stucchevole. Tuttavia, inutile girarci intorno, a me è successo. Molto rapidamente ho riguardato e riascoltato tutte le sue canzoni e i suoi video con occhi diversi. Ma è stato qualcosa di più. Sono entrata in contatto con il suo mondo. Ho percepito quello che prima non vedevo di lui. E' andata proprio così, non ci posso fare niente.

martedì 23 febbraio 2010

martedì.

Ignazio è il nome che ho inserito stamane. Ed è il nome che ho pensato di attribuire anche a un tizio che si incontra spesso nel mio quartiere. Questo Ignazio si apposta ad ascoltare le altrui conversazioni. In alternativa: parla da solo. Capelli lunghi, schiena curva, cappotto grigio, occhiali tondi. Ignazio, poverino, è così brutto che bisogna concentrarsi un po' prima di guardarlo, per evitare lo spavento. Tuttavia, oggi pensavo a una cosa.
Pensavo che quelle sue parole in fila, solo all'apparenza prive di senso, assomigliavano a una specie di preghiera. L'eterna preghiera di Ignazio, il quotidiano, faticosissimo, intenso esercizio spirituale di Ignazio

lunedì 22 febbraio 2010

lunedì.

Ci sono troppe cose da capire e io faccio fatica a stare dietro a tutto.

Comunque il primo nome che ho inserito oggi è stato: Loredana.
Loredana era anche il nome della mia amica immaginaria. Questa Loredana era molto diversa da me. Era aggraziata, aveva i capelli lunghi e gli orecchini a forma di ciliegia. Era proprio una bambina delicata e al tempo stesso un po' smorfiosa. Sapeva sempre tutto lei. Invece io ero goffa, avevo i capelli corti, ed ero umile, mansueta, di quelle bambine "dove la metti sta". Inutile dire che sognavo di essere come Loredana. Loredana! Loredana?! Dove sei?

domenica 21 febbraio 2010

domenica.

Domenica. A volte si fatica ad accorgersene. Dentro un alveare di pensieri. Eppure è domenica, bisogna festeggiare di essere ancora qui.

sabato 20 febbraio 2010

sabato.

Oggi mi bruciano gli occhi. Me ne sto qui. Mi circondo di tazzine e fotografie. Aspetto di avere voglia di uscire!

venerdì.

Oggi stento a credere ai miei occhi. Sotto un pioggia battente me ne vado a fare gli ultimi inserimenti della settimana. Stento a credere perché ho visto cose che non avevo mai visto prima. Il primo nome che ho inserito è stato il mio. Noemi. Quello che ho visto è diverso da quello che credevo di sapere. Noemi è qualcosa che non conoscevo. Come canta la mia
omonima a Sanremo, "Mi guardo allo specchio/Mi trovo diversa/Mi trovo migliore".

giovedì 18 febbraio 2010

giovedì.

Monica, questo è il nome che ho inserito oggi per primo. Monica mi fa pensare in particolare a due persone.

Una è una ragazza che viveva nel mio stesso condominio quando ero bambina. Questa Monica veniva ogni tanto da me a farmi giocare, non era una baby-sitter, era una specie di amica molto più grande, a metà - in fatto di anni - tra me e mia madre. Non ricordo nulla di preciso, solo che io questa Monica proprio la adoravo. Le volevo un gran bene, mi divertivo un sacco con lei, era molto buona e dolce. E una volta si è presentata a casa mia con una cesta di vimini e dentro c'era un gattino così piccolo che quasi non si vedeva. Era il mio gattino. Si chiamava Saltello. Era il 1984. Monica: non riuscivo a dire il suo nome, lo storpiavo in Mo-ca-na.

L'altra Monica è una ragazza che ho conosciuto in un contesto completamente diverso, quasi trentanni più tardi. Abbiamo condiviso un'esperienza difficile e forse anche per questo tengo molto a lei. Monica è dolce nel viso, nel suo sorriso c'è qualcosa di molto rassicurante. Monica da qualche tempo è anche mamma di un bimbo bellissimo. E Monica è molto intelligente, riflessiva, chiara in ciò che pensa e dice.

Monica & Monica: due persone così importanti per me, così discrete, vicine e lontane al tempo stesso. Lontane tra loro, lontane da me, lontane nel tempo eppure vicine al mio cuore, alla mia mente. Questo è il dato che inserisco oggi. Che la vita può essere ricca di persone così!

mercoledì 17 febbraio 2010

mercoledì.

Oggi voglio appellarmi a tutte le mie forze. Mi sono svegliata bene e in tempo, ho fatto tutto e ho mangiato anche un'arancia prima di uscire di casa. Che per me è un record. Ero tranquilla quando ho visto una donna in strada che mi ha disturbato l'anima per tutta la mattina. Una donna sformata, zoppicante, con lo sguardo perso nel vuoto. Persa nel corpo e nella mente, con un bigodino in testa per spiegarci che il confine tra l'esterno e l'interno per lei era andato a farsi benedire. Alla radice di certi sguardi-di-abisso, c'è sempre una profonda ferita. Per un istante ho immaginato questa poveretta da bambina. Poi ho discosto l'attenzione dalle mie stesse visioni, ne ho avuto paura. Paura per lei. Per quello che deve aver passato per ridursi così. Uscire di casa in pantofole, attardarsi in mezzo alla strada anziché mettersi al sicuro sul marciapiede, odiare il mondo con la sola espressione del viso. Oscura, grigia, i capelli in testa fuori controllo, dritti come quelli di una pianta grassa, gli occhi che sembravano color porpora. Stramaledette le circostanze che hanno portato Marisa - questo il nome che le ho dato - fino a qui. Quando ho inserito Marisa nel computer, ho capito quanto può risultare spietata la vita, anche tra i modesti controviali del mio stesso quartiere.

martedì 16 febbraio 2010

martedì.

Sul tram questa mattina ho visto una ragazza dall'aspetto perfetto. Più che altro, sembrava che tutti i suoi vestiti fossero nuovi: borsa nuova, scarpe nuove, giacca nuova, occhiali nuovi, pantaloni nuovi... i capelli erano super puliti, le sopracciglia appena modellate, le unghie appena smaltate e limate. La pulizia del viso impeccabile, lo sguardo sicuro. Cavoli: ho pensato. Sarà così ogni giorno? O domani e dopodomani si decomporrà, per poi ricomporsi periodicamente? Domanda destinata a restare senza risposta. Comunque l'ho soprannominata Genoveffa.

E la cosa più incredibile è che proprio Genoveffa era il mio primo nome di oggi. Il primo ma anche l'ultimo. Ciclicamente, eternamente Genoveffa!

lunedì 15 febbraio 2010

lunedì.

Oggi non ricordo molto. Il tragitto di stamattina, cosa ho pensato, cosa ho detto. Tuttavia, il primo nome che ho inserito è stato: Adele.

Cosa mi fa venire in mente Adele? Nulla, o qualcosa che non esiste. Come
Ariel, il personaggio della Tempesta di Shakespeare. Adele: sembra il nome di un folletto. Come qualcosa che non esiste, come questa giornata di passaggio, che esiste e non esiste, che forse non ricorderò. Eppure c'è stata, eppure ha fatto parte di me. Eppure sono contenta che presto finirà, perché so che lascerà spazio a giorni più interessanti, più utili, più reali.

domenica 14 febbraio 2010

domenica.

"Mi piace lavorare" era il titolo di un film di qualche anno fa. Mi piace lavorare dico oggi. In tutti i sensi. Anche lavorare sulla propria vita, per capirci qualcosa. Anzi ne ho paura, ma vorrei che mi piacesse. E un po' mi piace in fondo l'idea di conoscere meglio come funziona tutto quanto!

Bene. Ho detto la mia anche oggi. Buona giornata di festa.

sabato 13 febbraio 2010

sabato.

Sabato: la libertà. Ma non la libertà dal lavoro. Libertà invece dalle costrizioni che a volte ci si impone da soli. Libertà dalle prigioni della mente. Dall'oppressione dell'anima. Libertà di cambiare, di rinascere, di vivere la vita con dignità e con amore. Libertà di mettere il naso fuori dalla finestra, libertà di scoprire nuove cose. "liberarsi dalle convinzioni, dalle pose dalle posizioni".

venerdì 12 febbraio 2010

venerdì.

Ieri la tormenta di ghiaccio, oggi un bel sole, l'aria chiara e le strade pulite. Ieri mi sentivo triste e oppressa, oggi più allegra e rasserenata. Un tempo avrei pensato: "il clima segue il mio umore". Avrei pensato a una strana magia. A un mistero. A qualcosa di sovrannaturale, segreto, speciale, solo mio. Oggi penso: accidenti, sono metereopatica! Sono (solo) metereopatica. Sono almeno un po' metereopatica. Poi certo, il mio umore si adegua al fluire delle mie stesse riflessioni. Così, se ieri pensavo a cose tristi e oggi cerco una via d'uscita positiva, è chiaro che ieri mi sentivo triste, oggi più positiva. Però è anche vero che spesso, specie nei cambi di stagione, il mio personale umore si determina a seconda del meteo. Potrebbe apparire così banale, questa scoperta. Questa scoperta di essere "normale". Almeno un po' normale. Anche un po' metereopatica, come molti umani. E invece non è banale: mi apre una nuova prospettiva di vita. Un modo nuovo di vedere la vita, di vivere la vita. Un modo reale. Più "triste" all'apparenza. Ma meno "triste" nella sostanza e nella lunga percorrenza.

E sono giunta a queste conclusioni a partire da un nome. Il primo della giornata: Gianluca. Come Gianluca Mercalli: il metereologo!

giovedì 11 febbraio 2010

giovedì.

Sotto la "tormenta di neve" che confusione, i fiocchi erano così grossi che a un certo punto ho pensato fosse ghiaccio. Una "tormenta di ghiaccio". Che è un po' la metafora di come mi sento precisamente oggi. Sotto una "tormenta di ghiaccio". Sì, bè, sembra esagerato ma è inutile fingere buonumore sotto, appunto, una "tormenta di ghiaccio". No?

In compenso, il primo nome che ho inserito oggi è stato: Cristina. E fin qui, tutto normale. Ho pensato che Cristina era il mio dome preferito da bambina. Avrei preferito Cristina a Noemi, che è invece il mio nome. Nome che ho iniziato ad apprezzare molto più tardi. Pensavo a queste cose. Quando ecco un secondo nome da inserire: Mirko. Mirko, Cristina. Cristina Mirko. Chi è stato bambino negli anni ottanta avrà già capito. Ed ecco che si è allora formato ben compatto il ricordo del cartone animato Kiss me Licia. Dove Licia si innamorava di Mirko, con i capelli gialli e rossi. E successivamente quello di Arriva Cristina. Telefilm interpretato da Cristina D'Avena, che qui non si limitava a cantare la sigla (come nel caso di Licia) e diventava protagonista lei stessa in prima persona. Così ho capito perché mi piaceva così tanto questo nome. Perché adoravo e veneravo Cristina D'Avena, più di ogni altra cosa al mondo. Più dei Puffi, ad esempio.

mercoledì 10 febbraio 2010

mercoledì.

Oggi oggi oggi. Qualcosa gira dentro la mia testa come una biglia. E non si ferma mai. Sì, c'è il sole. Sì c'è atmosfera di Carnevale nell'aria. Eppure: un po' di malinconia mi cerca ancora, sapete come quei ragnetti che ti fanno la ragnatela sul muso mentre ti addormenti su un prato? Una cosa del genere.

In ogni caso, un dato l'ho inserito anche oggi. E questo dato è un nome e questo nome è: Carmela. Carmela mi fa pensare a quella parte di sangue siciliano che mi circola nelle vene. Per il resto il mio corpo è composta al 70% di acqua e al 35% di bagna caòda piemontese. Se penso alla Sicilia mi invade il pensiero di una curiosità che non potrà mai essere soddisfatta. Come sarebbe stata la mia vita se i miei nonni fossero rimasti lì. E invece sono arrivati a Torino, si sono stabiliti a Torino, hanno messo le radici a Torino, sono poi anche morti a Torino. Quando ero piccola non mi rendevo conto di avere queste origini. Mi sentivo torinese e basta. Poi, come quando i bambini si scoprono le manine, poi i piedi ecc ecc, anche io lentamente ho iniziato a sentire, dentro di me, se questo è possibile e non è solo una mia fantasticheria, il richiamo anche di quella terra.

martedì 9 febbraio 2010

martedì.

Uscendo di casa, senza colazione, senza ombrello e la mia solita tazzina di caffè freddo in circolo, i microscopici fiocchi di neve mi picchiettavano sui capelli, sulla faccia, sulle scarpe. Oggi arranco un po' nella mia giornata ed è così perché ho inziato ad arrancare già dal mattino. Questo perché sono completamente immersa e inzuppata, come un frollino nel tè, dentro le mie meditazioni. Che stanno andando un po' oltre, ad esempio stamane mi interrogavo sul come mai sono così e non in un altro modo. Anzi, sul come mai non mi ero accortaprima di essere in un certo modo, e soprattutto sul come mai non ne avevo viste le cause, né calcolate minimamente le conseguenze.

E vabè: unica certezza di oggi è che il primo nome che ho inserito è stato: Chiara. Chiara, come una bimba che è appena nata, la figlia di una coppia di venditori del mercato. Mentre lui, il papà, sceglieva i broccoli e li infilava nel mio sacchetto, mi raccontava che questa Chiara, una settimana e due giorni, questa notte non ci ha pensato proprio ad addormentarsi perché, poverina, aveva il singhiozzo. hic hic. Così lui si è addormentato alle cinque e alle sei era già lì dietro il bancone. Ma ne vale la pena! Mi ha detto, e aveva gli occhi pieni di lacrime. Non certo per il freddo.

lunedì 8 febbraio 2010

lunedì.

E va bene: è lunedì. Ma facciamo finta di niente. Quando mi sono svegliata mi sembrava di stare in una caverna, per il buio e per il freddo. Poi però il mio primo pensiero è andato alla fiction che ho visto in tv ieri sera, su Basaglia. Un pensiero di civiltà, che mi ha definitivamente cacciata fuori dalla caverna della notte, del sonno, del tumulto dell'inconscio, nonché guazzabuglio dell'animo umano.

Partendo dalla fine, vi dico che il primo nome che ho inserito oggi è stato: Emma. Come Emma Bovary. Come Emma di Jane Austen. A quale delle due assomiglierà questa Emma italiana di oggi?

domenica 7 febbraio 2010

domenica.

Il mio pensiero di oggi, domenica 7 febbraio, è questo: la speranza e insieme la paura che tutto rimanga uguale a se stesso. Mi chiedo se capirete questa frase. Non perché non siate intelligenti, anzi. Piuttosto per l'oscurità della frase stessa. Per il fatto che non sempre riesco a esprimere ciò che realmente ho pensato. Mah. Chissà che esiti avrà tutto questo melanconico ragionare sulla vita. E poi ho pensato: ok, quando compio trentanni, smetto di pensarci, alla vita, e inizio a viverla davvero. Non mi sembra né troppo tardi né troppo presto. Poi non so, ditemi voi.

(p.s. questo è quello che succede nei giorni di riposo. Capirete bene allora perché io abbia davvero necessità di un lavoro chiaro e preciso come dataentry).

sabato 6 febbraio 2010

sabato.

Ieri una nevicata poderosa ci teneva in scacco matto. Oggi un sole altissimo e luminoso ha risvegliato Torino prima del solito. La settimana è andata. Mi sono svegliata alle 9.10. E ho bevuto il mio solito caffè freddo di ieri sera. Ripensavo ai giorni passati. Uno dopo l'altro senza pause. In questo momento vorrei essere su un elicottero e guardare la città dall'alto!

venerdì 5 febbraio 2010

venerdì.

Se non mi concentro un po', tutto rischia di scorrere via dalla memoria come un vestito vecchio. E invece voglio ricordare questa mattinata qualunque. Mi sono svegliata di soprassalto alle 8.15. In ritardo, di corsa, trangugiando in piedi un Pan di Stelle e mezza tazzina di caffè freddo, gelido. La neve scendeva piano ma costante, nulla a che vedere, comunque, con la bufera del pomeriggio. Camminavo quasi con gli occhi chiusi, per il sonno. Il sonno mi accompagnava come un fantasma, come un mantello. Non ho incontrato nessuno. Tranne un tizio che camminava come una papera. Portava un cappello da Paperoga. Aveva il muso appuntito come un becco. L'ho soprannominato Raffaele.
Ascensore, reception, porta. Nome numero uno: Raffaele. Raffaele da Paperopoli!

E ora che sono qui a raccogliere i cocci della giornata. E ora che sono qui a ricominciare tutto daccapo. Vi auguro buon fine settimana. Vi auguro di riposare e svegliarvi lunedì mattina di buonumore.

giovedì 4 febbraio 2010

giovedì.

Quando mi tocca fare la doccia al mattino, è dura. E dire che è una mia scelta. La sera la doccia non mi piace. Mi sembra di "rovinare" un buon lavoro fatto. Tutta quella cura nell'asciugarmi i capelli: distrutta da sette ore intensive di cuscino! Quindi questa mattina, prima ho preparato il caffè e poi sotto la doccia. Sono uscita a testa bassa, perché il freddo e il grigio picchiavano forte, non riuscivo quasi a tenere gli occhi aperti. Il cielo era una nuvola di fumo. Nel tragitto ho visto una ragazza che piangeva. Questo capita di frequente a Torino. Le ragazze piangono. Si mettono le cuffiette, si arrotolano la sciarpa al collo. E piangono mentre camminano per strada. Cerco sempre di guardarle negli occhi, per dimostrare la mia solidarietà, per farle uscire per un secondo dalla solitudine di quel gesto disperato che è piangere camminando per strada di prima mattina. E così ho fatto con questa ragazza. Che ho soprannominato Daniela. Lei ha ricambiato lo sguardo, facendo no con la testa. Come per dire: no no, non è poi così grave. Oppure: no, no, non puoi capire perché io stia piangendo in questo modo.
In ogni caso, sono arrivata alla mia postazione. Ascensore, reception, porta. Il primo nome che ho inserito questa mattina, scritto con una calligrafia sicura ma ancora giovane, sporcato dentro l'alone di una goccia che poteva benissimo essere una lacrima ormai asciutta, per una strana coincidenza, era proprio: Daniela.

mercoledì 3 febbraio 2010

mercoledì.

Ho una nuova sveglietta che mi ha regalato il mio fidanzato. Piccola, argentata, ovale. Mi piace molto. Solo che devo imparara ancora a conoscerla. Il suo squillo è delicato, sembra più un cinguettio. E così: non l'ho sentita! Alle 8.20, con un occhio solo aperto, mi sono scaraventata giù dal letto. La luce era quella di un giorno di primavera piena. I gradi invece quelli di un igloo. Ho salutato una famiglia di pinguini che faceva colazione con Pan di Stelle e latte biologico sul nostro tavolo. E sono uscita via fuori di casa. Ho preso il pullman. A digiuno, con due tazzine di caffè freddo in circolazione. Mi girava un po' la testa. Nel tragitto verso il lavoro ho incontrato una ragazza che vedo spesso nel quartiere. Non la conosco ma l'ho soprannominata Eleonora. Lei ha degli occhiali gialli e un cappotto rosso. Spinge una carrozzina. Immagino che quello che c'è dentro sia il suo bambino. Eleonora ha lo sguardo rivolto a un suo orizzonte lontano. Non ho ancora capito se è molto malinconica o molto felice. Penso la seconda ipotesi. Alla mia postazione sono arrivata un po' di corsa. Che coincidenza: il primo nome che ho inserito è stato proprio: Eleonora.

martedì 2 febbraio 2010

martedì.

La sveglia-cellulare che squilla alle 7.30. Ma io sognavo di essere al mare, sotto quelle specie di mini-tende che si vedono in spiaggia e la gente usa come ombrelloni. Quindi alle 8.00 suonate mi sono scaraventata giù dal letto. Una tazzina e mezza di caffè freddo avanzato da ieri. E via fuori. Al gelo colorato di celeste. Una luce che proveniva da un altro pianeta copriva la città come un'invisibile coperta. Il freddo mi pungeva la faccia e mi piaceva il pensiero di avere i capelli puliti. Prima di arrivare in qualsiasi luogo, mi sento agitata. Molto agitata o poco agitata. Ma la costante dell'agitazione non mi abbandona mai. Ascensore, reception, porta. Saluto tutti e proseguo il lavoro di ieri. I miei dati da inserire, le mie cose da fare. Pensavo che si può voler bene anche a un foglio di carta o a una pinzatrice. Ma questo è un pensiero da capire, può durare anche solo un secondo, riscritto più tardi rischia di apparire buffo o insignificante. Spero che voi che leggete ora abbiate compreso cosa intendo. Il primo nome che inserisco oggi è: Maria. Un nome da mamma. Il nome di mia madre. Dalla calligrafia delle persone, si può capire come si sentivano nel momento in cui scrivevano. Questa Maria mi pare tranquilla e precisa. Inserisco volentieri il suo nome. Come vi dicevo, ero un po' agitata stamattina. E poi invece il nome di Maria mi ha sollevata, come una caramella di zucchero. Alla pausa caffè ero di nuovo allegra. E pensavo: vorrei cucinare dei biscotti. Ma buoni, questa volta. Non come i miei soliti, che sanno troppo di burro.

lunedì 1 febbraio 2010

lunedì.

La sveglia-cellulare che suona alle 7.30. Almeno oggi, volevo fare tutto con calma. Mi sono tirata giù dal letto seguendo il raggio di sole che filtrava giallo dalle persiane. Mi sono diretta subito in cucina a preparare il caffè. L'ho aspettato leggendo la Stampa. Sentivo la vita rinascermi nelle ossa. Il cielo di oggi, 1/2/2010, aveva tutto l'aspetto del giorno uno di qualcosa. Azzurro, giallo, bianco.
Nel tragitto una donna mi ha salutata, senza conoscermi. Mi ha proprio sorriso. Mi ha confusa con qualcun'altra, ma l'ho preso come un buongiorno-che-si-vede-dal-mattino.
Tutta la strada era rimasta più o meno uguale. Ascensore, reception, porta. Non ho colleghi nel senso stretto del termine, ma divido la stanza con tre persone, più una al di là di un vetro. Sono persone educate e gentili. Le sento lavorare, ascolto i loro flussi di lavoro, i loro discorsi. Mi piace la loro compagnia. La loro discrezione. Condividiamo la pausa caffè, mi sento a mio agio con loro. E i loro volti mi mancavano davvero.
Comunque rieccomi alla mia postazione.
La sedia è comoda, la luce travolge l'ufficio. Vedo le montagne e la mia mente inizia a volare come Sebastian sul Fortunadrago.

domenica 31 gennaio 2010

domenica.

Oggi è domenica. Una settimana esatta è passata sotto i miei occhi come un fulmine. Il sole oggi è esploso alla finestra, domani ricomincio il mio lavoro. Il countdown è finito. Domani è il giorno zero. Ho un po' paura. Non per quello che mi aspetta, che conosco bene. E adesso che ci penso: perché avere paura? Ricomincia il dataentry, la vita continua. See you tomorrow.

sabato 30 gennaio 2010

sabato.

Ah, è sabato. Mi sento distratta. Ho dimenticato il pin del cellulare e quello del bancomat. Ho compilato male un modulo, ho scordato una visita medica. Ho perso la strada per andare in un posto che conosco bene e ho smarrito 5 euro all'ufficio postale. Piccole cose. Ma insomma. E poi ho messo il pigiama spaiato, la maglia di uno, il pantalone di un altro. Sì, piccole cose. Ancora un giorno e finalmente però torno al mio piccolo lavoro. Che queste cosette le mette tutte in riga. Mi piace il dataentry. In definitiva perché mi aiuta a mettere in ordine. Meno uno allora!

venerdì 29 gennaio 2010

venerdì.

Ecco, è venerdì. Saranno tutti contenti, è iniziato il week end. E anch'io, devo dire, sono contenta. Il tempo passa, dicevo ieri. E ne ero spaventata. Il tempo passa, dico oggi. E ne sono sollevata.

giovedì 28 gennaio 2010

giovedì.

Il tempo passa troppo in fretta e io non riesco a fermarlo. C'è sempre qualcosa che mi sfugge. Meglio occuparmi di robe concrete. Di azioni che posso capire. Tutto il resto oggi, giovedì, 28, mi spaventa. Più che dataentry, per il mio cervello occerrerebbe un lavoro di dataexit. Ora che ci penso. Fuori tutti i pensieri che fanno paura, che bloccano la vita nelle sue possibili evoluzioni. Più che altro fuori tutte quelle entità, che non sono pensieri, che non capisco, che non ricordo e che ciononostante agiscono. Eccome se agiscono. Comunque ora mi rassereno. Mi preparo il pranzo. E avanti con il countdown.

You all, please, stay with me
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mercoledì 27 gennaio 2010

mercoledì.

Mi sveglio e ho Primo Levi sul comodino. Il Giorno della Memoria, benché di recente istituzione (anno 2000) è un giorno importante per me. Mai dimenticare ciò che è successo nei campi di lavoro e di concentramento. Penso di saperne sempre troppo poco. E intanto mancano pochi giorni al mio ritorno in postazione dataentry. E mi accorgo eternamente delle mie fortune.

martedì 26 gennaio 2010

martedì.

Oggi è martedì. Mi piace il martedì. A differenza del lunedì, che non piace a nessuno. Il martedì piace a me. Perché è ancora tutto in piedi, non sono stramazzata al suolo il lunedì, come invece la domenica sera pavento puntualmente. Il martedì è l'ora di svegliarsi, di andare avanti, di proseguire. Proseguo nella mia vita, e nel mio countdown verso il mio data entry. Scrivo parole in inglese, ma vivo a Torino neh. Questa città bianca, non grigia. Congelata sotto la nebbia, quasi rosa. Quasi bella, quasi grande, quasi importante, quasi tutto.

lunedì 25 gennaio 2010

lunedì.

Il prossimo lunedì a quest'ora sarò nella mia postazione. Un po' mi manca, dopo la vacanza forzata e prolungata. Questa mattina ho spostato la tenda della mia finestra e ho visto scendere i fiocchi di neve. Questa città è molto seria e anche la neve scende seria, ordinata. Si deposita bianca sulla mia notte confusa, di incubi. Si deposita bianca su tutti i miei dubbi sulle cose. Si deposita sulle macchine parcheggiate. I miei pensieri vagano senza sosta e senza una forma precisa. Per questo ho bisogno di tornare al mio lavoro. Perché la mia mente costruisce sempre un sacco di ipotesi e immagini irreali, troppo belle o troppo brutte. Invece al lavoro sono costretta a fermarmi, a fermare le onde in subbuglio della mia materia grigia. A restare sulla terra e a capire com'è il mondo, né bello né brutto. A capire la differenza tra verità e finzione. Tra luci e ombre. Tra bianco e nero.

domenica 24 gennaio 2010

domenica.

Oggi è domenica. Domani è lunedì. Ancora una settimana e ricomincio a lavorare. Che lavoro faccio? Mi occupo di data entry.

Data-entry, letteralmente caricamento dati, è l'operazione di inserimento di dati in una base dati informatizzata o generalmente in un programma su computer.

Tale operazione solitamente viene eseguita da un individuo mediante digitazione su una tastiera, ma può essere anche automatizzata mediante, ad esempio, tecnologie di lettura ottica o riconoscimento del parlato.

(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera)


Quell'individuo in grassetto sono io. Inserisco i dati, qualsiasi tipo di dato, nel computer portatile di una grande azienda. Mi trovo bene. Ho una paga dignitosa. Non sono una bambocciona e mi guadagno da vivere. Fare il data entry ha molti vantaggi, per una ventinovenne che non ambisce alla carriera come me. Il primo vantaggio è che è un lavoro. Dio lo benedica. Poi, che è un lavoro, come si dice, automatico. Lo fai con una parte del cervello. Con l'altra inizi a fantasticare. Ed è con quest'ultima parte che scriverò questo blog. Che vi racconterò i miei pensieri. Che saprete (quasi) tutto di me.

Stay tuned!