martedì 2 febbraio 2010

martedì.

La sveglia-cellulare che squilla alle 7.30. Ma io sognavo di essere al mare, sotto quelle specie di mini-tende che si vedono in spiaggia e la gente usa come ombrelloni. Quindi alle 8.00 suonate mi sono scaraventata giù dal letto. Una tazzina e mezza di caffè freddo avanzato da ieri. E via fuori. Al gelo colorato di celeste. Una luce che proveniva da un altro pianeta copriva la città come un'invisibile coperta. Il freddo mi pungeva la faccia e mi piaceva il pensiero di avere i capelli puliti. Prima di arrivare in qualsiasi luogo, mi sento agitata. Molto agitata o poco agitata. Ma la costante dell'agitazione non mi abbandona mai. Ascensore, reception, porta. Saluto tutti e proseguo il lavoro di ieri. I miei dati da inserire, le mie cose da fare. Pensavo che si può voler bene anche a un foglio di carta o a una pinzatrice. Ma questo è un pensiero da capire, può durare anche solo un secondo, riscritto più tardi rischia di apparire buffo o insignificante. Spero che voi che leggete ora abbiate compreso cosa intendo. Il primo nome che inserisco oggi è: Maria. Un nome da mamma. Il nome di mia madre. Dalla calligrafia delle persone, si può capire come si sentivano nel momento in cui scrivevano. Questa Maria mi pare tranquilla e precisa. Inserisco volentieri il suo nome. Come vi dicevo, ero un po' agitata stamattina. E poi invece il nome di Maria mi ha sollevata, come una caramella di zucchero. Alla pausa caffè ero di nuovo allegra. E pensavo: vorrei cucinare dei biscotti. Ma buoni, questa volta. Non come i miei soliti, che sanno troppo di burro.

Nessun commento:

Posta un commento