lunedì 1 febbraio 2010

lunedì.

La sveglia-cellulare che suona alle 7.30. Almeno oggi, volevo fare tutto con calma. Mi sono tirata giù dal letto seguendo il raggio di sole che filtrava giallo dalle persiane. Mi sono diretta subito in cucina a preparare il caffè. L'ho aspettato leggendo la Stampa. Sentivo la vita rinascermi nelle ossa. Il cielo di oggi, 1/2/2010, aveva tutto l'aspetto del giorno uno di qualcosa. Azzurro, giallo, bianco.
Nel tragitto una donna mi ha salutata, senza conoscermi. Mi ha proprio sorriso. Mi ha confusa con qualcun'altra, ma l'ho preso come un buongiorno-che-si-vede-dal-mattino.
Tutta la strada era rimasta più o meno uguale. Ascensore, reception, porta. Non ho colleghi nel senso stretto del termine, ma divido la stanza con tre persone, più una al di là di un vetro. Sono persone educate e gentili. Le sento lavorare, ascolto i loro flussi di lavoro, i loro discorsi. Mi piace la loro compagnia. La loro discrezione. Condividiamo la pausa caffè, mi sento a mio agio con loro. E i loro volti mi mancavano davvero.
Comunque rieccomi alla mia postazione.
La sedia è comoda, la luce travolge l'ufficio. Vedo le montagne e la mia mente inizia a volare come Sebastian sul Fortunadrago.

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